Si registra in tutto il mondo che, dall’inizio della pandemia, sono aumentati esponenzialmente gli attacchi informatici al sistema sanitario, agli ospedali, alle cliniche universitarie e alle realtà di ricerca che gestiscono dati sensibili e preziosi contro il Covid-19.
In questo contesto risuona l’appello del Comitato della Croce Rossa che, in una lettera aperta pubblicata sul Guardian e sul New York Times, esorta i governi ad impegnarsi nella lotta contro gli attacchi cyber che mettono ko ospedali e centri di ricerca medica, e che “mettono a rischio vite umane” in un momento già di emergenza globale.
"Facciamo appello ai governi affinché intraprendano azioni immediate e risolute per fermare i cyberattacchi": così inizia la lettera firmata da oltre 40 personalità tra politici, imprenditori e accademici, tra cui il presidente del Comitato internazionale della Croce Rossa Peter Maurer, l’ex segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, alcuni Nobel per la pace come Mikhail Gorbachev e Desmond Tutu.
La richiesta arriva un mese dopo che la Repubblica Ceca ha dichiarato che l’University Hospital di Brno, il secondo più grande del Paese, è stato colpito da un attacco informatico nelle prime ore del giorno. L’University Hospital Brno ospita uno dei 18 laboratori della Repubblica Ceca deputato ai test sul nuovo Coronavirus. I danni sono stati importanti, primo fra tutti il ritardo sui risultati dei test, allungando i tempi in un momento in cui ogni minuto è fondamentale.
Non è possibile rispondere con un dato preciso, ma è certo che quasi il 20% delle strutture sanitarie non ha la capacità di rispondere a un attacco hacker in meno di 4 ore. Un tempo interminabile in campo sanitario: si pensi ad una procedura chirurgica in corso o alla decisione di quale terapia somministrare a un paziente.
Servono azioni immediate.