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Cervelli Ribelli, Kirey Group sostiene il progetto che valorizza la neurodiversità

Scritto da Kirey Group | 14-lug-2022 12.45.38

Anche grazie al sostegno di Kirey Group oggi il centro di Cervelli Ribelli è un luogo altamente tecnologico, perfetto per ospitare Tommy e altri ragazzi autistici e il loro percorso verso l'autonomia professionale. 

Kirey Group ha incontrato Tommy e Gianluca Nicoletti quasi per caso, grazie al reciproco legame con Fondazione Umberto Veronesi, che Kirey sostiene da molti anni. La loro storia racconta di come si convive con la neurodiversità, ma anche della straordinaria capacità dei cervelli ribelli di guardare il mondo con occhi diversi. È una storia umana - di una famiglia e allo stesso tempo di molte - e potente, perché arricchisce la narrazione della disabilità, guardandola da un punto di vista che ne restituisce la complessità.

Gianluca Nicoletti l’ha raccontata nei suoi libri, “Una notte ho sognato che parlavi”, “Alla fine qualcosa ci inventeremo” e “Io, figlio di mio figlio”, editi da Mondadori, e nei film “Tommy e l’asta dei cervelli ribelli” e “Tommy e gli altri”, che pone al pubblico una riflessione sul futuro che attende i ragazzi autistici quando vengono a mancare i genitori.

L’abbiamo incontrato per parlare di com’è nato Cervelli Ribelli e degli sviluppi del progetto che Kirey Group sostiene nell’ambito della responsabilità sociale d’impresa.

Gianluca, quando è nata l’idea di Cervelli Ribelli? Da quale riflessione?

Mio figlio Tommy è autistico e con l’inizio dell’adolescenza iniziò a vivere momenti di irrequietezza, che capitava sfociassero in comportamenti aggressivi e scontrosi. Fu quello il momento in cui me lo affigliolai, nel vero senso della parola, e colsi l’occasione di riprogettare il mio studio in modo che fosse adatto a lui, al suo sentire. Ancora oggi quella che lui chiama “casa papà” è una casa accogliente, morbida, ed è il posto in cui lui sta meglio. In quel periodo iniziai a pensare che questa storia era il momento di raccontarla. Fino ad allora tutta la mia vita privata era rimasta lontana dalla carriera di giornalista. Così, con il primo libro “Una notte ho sognato che parlavi”, feci “coming out” e la mia vicenda familiare, di cui non avevo mai parlato prima, cominciò a diventare il fulcro della mia attività giornalistica. Con Tommy che cresceva le questioni che si ponevano erano molte: dove trovare le persone giuste per seguirlo, come permettergli di fare il suo percorso verso l’autonomia, quale futuro immaginarsi per la sua vita adulta.

Per rispondere a tutte queste domande e portare avanti la conversazione con altre famiglie di bambini e ragazzi autistici nacquero una onlus, Insettopia, che oggi è diventata Fondazione Cervelli Ribelli, e un portale di informazione, Per noi autistici. Tante famiglie non parlano del fatto di avere un figlio autistico perché è ancora vissuto come uno stigma, noi invece vogliamo rivendicare l’orgoglio dei cervelli ribelli. Cervello ribelle è chi ha qualche difficoltà nella relazione con gli altri, nel capire e nel muoversi nel mondo, ma allo stesso tempo ha una capacità di pensiero laterale che permette di avere intuizioni eccentriche e geniali. Lo spettro della neurodiversità è vastissimo ed è bene che si sappia che coinvolge persone apparentemente insospettabili, che spesso arrivano anche a coprire ruoli apicali nel lavoro.

Il film “Tommy e gli altri” racconta il vostro giro d’Italia per documentare la situazione di adolescenti e adulti autistici, cosa aspetta Tommy nel futuro?

Oggi purtroppo quando un ragazzo autistico cresce e i genitori, per svariati motivi, non riescono più a tenerlo con loro viene accompagnato in una casa famiglia. Per me era impensabile un percorso di questo tipo per Tommy. Sarebbe stata una perdita della sua identità di artista e della sua vita sociale, perciò iniziai a cercare un luogo dove poter realizzare un progetto di vita per lui. Cercai appoggio nelle istituzioni e nella politica, ma senza successo, nonostante i fitti rapporti che avevo intrattenuto negli anni precedenti: avevo presentato il film “Tommy e gli altri” in Senato e partecipato alla legge sul “Dopo di Noi” e a quella sull’Autismo. Così un giorno presi la decisione di investire tutto quello che avevo in un appartamento di 160 metri a Roma, vicino alla Basilica di San Pietro.

In occasione della recente ristrutturazione ho lanciato un appello a finanziatori privati interessati a sostenere il progetto e Kirey Group ha risposto alla chiamata con un’importante donazione che ci ha permesso di rendere lo spazio avanzato a livello tecnologico, domotico e di sicurezza. Lo scorso settembre abbiamo inaugurato il centro dove oggi Tommy e tre ragazzi possono fare attività artistiche e coltivare le proprie passioni, anche con l’aiuto di tecnologie d’avanguardia. Non è un centro d’accoglienza, ma un luogo in cui le vocazioni dei ragazzi si trasformano in un lavoro che genera loro delle entrate: con Tommy creiamo prototipi di prodotti di artigianato (ceramiche, borse di pelle) che poi vengono messi in produzione da fornitori specializzati e trovano un loro mercato. Questa per lui è una strada per il futuro.

Quali altri modelli di realizzazione personale e professionale immagina per ragazzi autistici?

Mi piacerebbe organizzare una scuola di coding destinata a ragazzi autistici ad alto funzionamento. Penso che un progetto così potrebbe valorizzarli e contribuirebbe ad avviarli alla carriera. Tommy, invece, ha sempre avuto una passione per l’arte, quindi abbiamo lavorato su questo fronte cercando di creare un modello di business che avesse un mercato diverso da quello tipico del sostegno come beneficenza. E oggi collaboriamo con alcuni brand a cui piace la sua creatività; in questo momento, ad esempio, stiamo creando dei prototipi per delle ceramiche che saranno vendute a Ibiza. E la ricerca di contatti per aprire nuovi canali di produzione e vendita di artigianato è sempre aperta.

Quali progetti ospiterà nei prossimi mesi il centro di Cervelli Ribelli?

Questo è un luogo dove si accende la speranza. Nei prossimi mesi organizzeremo qui eventi culturali e progetti formativi nell’ambito della neurodiversità e, più in generale, della fragilità. Formazione e sensibilizzazione sono le chiavi per sviluppare un rapporto più sereno con la fragilità, anche per chi non si è mai confrontato con la neurodiversità, o più in generale con la disabilità. Credo fermamente che una società possa definirsi sana quanto più sia in grado condividere la fragilità all’interno della comunità: a tutti prima o poi capita un momento difficile nella vita e la condivisione è un balsamo che permette di non sentirsi soli di fronte alle avversità.

A questo proposito, in collaborazione con Kulta, l’agenzia di comunicazione co-fondatrice della Cervelli Ribelli Factory, stiamo lavorando a un progetto dedicato a genitori di ragazzi autistici che non sanno a chi rivolgersi e dove informarsi. Sarà una piattaforma a sostegno delle famiglie, con corsi, indirizzi utili e consigli e sarà curata da esperti. Il nostro obiettivo è creare iniziative che lascino il segno, che rimangano e che siano un punto di partenza per altri che abbiano il desiderio di aggiungere un loro contributo al nostro lavoro. Un “open source” di strumenti di integrazione e di inclusione per persone fragili.

 

👉Vuoi saperne di più di Cervelli Ribelli? Qui trovi il sito del progetto e qui il sito della Fondazione, con tutte le indicazioni utili per sostenerla.