Anche nel 2025 Kirey ha scelto di continuare a sostenere la ricerca con Fondazione Umberto Veronesi, con una borsa di ricerca che finanzierà sei mesi di attività di Arianna Rinaldi, Post-Doctoral Researcher presso l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, impegnata in un innovativo progetto di ricerca sul glioblastoma.
Abbiamo avuto il piacere di incontrarla e di farle qualche domanda sul suo percorso e sulla sua ricerca.
Sono una ricercatrice post-dottorato di 30 anni. Dopo essermi laureata in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche presso l’Università di Modena e Reggio Emilia, ho conseguito un dottorato in Nanomedicina svolto tra l’Università di Modena e l'Università di Angers, in Francia. Mi sono avvicinata alla ricerca oncologica durante gli anni dell’università, ispirata dai racconti di chi lavora in questo campo e dalla forte motivazione che li guida. Ho, infatti, capito che la ricerca in ambito oncologico racchiudeva molti elementi che mi stanno a cuore: la curiosità scientifica, l’interesse per la salute e il desiderio di contribuire a qualcosa di concreto e utile per gli altri. Nel mio lavoro mi sono occupata di alcuni tipi di tumore, dal glioblastoma al carcinoma prostatico, adottando approcci interdisciplinari che integrano nanotecnologie, biologia molecolare e chimica. Credo fortemente nella collaborazione e in un progresso costruito attraverso piccoli passi condivisi. Accanto alla scienza, coltivo anche passioni artistiche e sociali: dipingo, suono la chitarra e partecipo ad attività di volontariato legate alla sostenibilità ambientale e alla giustizia sociale. Stare tra le persone, sentirmi parte attiva di una comunità e impegnarmi per essa è qualcosa che mi arricchisce profondamente.
Il glioblastoma è uno dei tumori cerebrali più aggressivi e difficili da trattare, con terapie spesso inefficaci e una sopravvivenza molto bassa. Per questo motivo, è fondamentale individuare nuove strategie terapeutiche. Nel nostro laboratorio, guidato dalla Prof.ssa Carol Imbriano presso l’Università di Modena e Reggio Emilia, si studia da tempo un complesso di proteine chiamato NF-Y, che regola la crescita delle cellule. In condizioni normali, NF-Y è essenziale per il corretto funzionamento cellulare, ma in alcuni tumori può comportarsi in modo anomalo e contribuire alla crescita incontrollata delle cellule malate. Studi recenti indicano che una delle tre parti o "subunità" che formano NF-Y, denominata NF-YC, potrebbe avere un ruolo chiave nella progressione del glioblastoma. Si è visto che NF-YC esiste in diverse varianti, ma non è ancora chiaro come ciascuna di esse influenzi il comportamento delle cellule tumorali. Il nostro obiettivo è comprendere meglio il ruolo di queste varianti nella crescita, aggressività e resistenza del glioblastoma alle terapie. Inoltre, stiamo valutando se sia possibile “spegnere” selettivamente le varianti più aggressive di NF-YC utilizzando molecole chiamate siRNA, per rendere il tumore meno pericoloso o più sensibile ai trattamenti esistenti. Con questa ricerca, speriamo di migliorare la comprensione dei meccanismi che alimentano il glioblastoma e contribuire, in futuro, allo sviluppo di terapie più efficaci, mirate e con minori effetti collaterali per i pazienti.
Ogni passo avanti nella ricerca oncologica può avere ricadute importanti, anche se spesso in modo graduale. Comprendere sempre più a fondo i meccanismi alla base della malattia è essenziale per sviluppare diagnosi più precoci e trattamenti sempre più mirati, sicuri ed efficaci. Anche quando i risultati non sono immediatamente applicabili, il contributo di ogni ricercatore, insieme a quello di tanti altri, contribuisce a costruire quel patrimonio di conoscenze condivise che può portare, in futuro, a miglioramenti concreti nella qualità della vita dei pazienti e delle loro famiglie.
Ritengo che l’interesse del mondo imprenditoriale verso la ricerca stia crescendo negli ultimi anni, anche in campo biomedico. Sempre più aziende riconoscono che investire in ricerca non è solo un atto di responsabilità sociale, ma anche una scelta lungimirante: la scienza ha bisogno di tempo, investimenti costanti e visione, ma i risultati che produce sono a beneficio di tutti. La scelta di contribuire a sostenere la ricerca scientifica ha un valore enorme per noi ricercatori: ci permette di continuare a lavorare in una direzione comune, cercare risposte e spenderci in ciò in cui crediamo.
Fondazione Veronesi ha un ruolo prezioso nel mio percorso: il supporto offerto attraverso la borsa di ricerca è importante non solo dal punto di vista economico – essenziale per portare avanti la ricerca – ma anche sul piano umano e professionale. Grazie a questo sostegno, potrò approfondire le mie competenze, acquisirne nuove, portare avanti una linea di ricerca che mi appassiona e fare un passo concreto verso l’autonomia e l’indipendenza come ricercatrice. Sono molto grata anche per il valore simbolico: sapere che esiste una rete di persone, professionisti, donatori e colleghi che crede nella ricerca scientifica e nel tuo lavoro è una spinta motivazionale fortissima.