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La storia di Roberta, un anno in Tanzania a sostegno delle lavoratrici domestiche

Kirey Group

  

    Dalla sede torinese di Kirey Group alla Tanzania, sempre in veste di Project Manager. È la brevissima sinossi dell'ultimo anno di Roberta Girardi, in Kirey Group dal 2018, da poche settimane tornata in azienda dopo un'esperienza di volontariato di undici mesi a supporto del progetto Empowerment, dedicato all'emancipazione delle lavoratrici domestiche tanzaniane.  

    "Sono stata coinvolta nel progetto insieme a mio marito, che lavora per il Centro Interculturale della Città di Torino, uno degli enti promotori insieme alla ONG Comunità Volontari per il Mondo. Sono partita con lui come volontaria anche grazie all'apertura che ho trovato in azienda di fronte alla mia richiesta di un anno di aspettativa da dedicare a questa missione - spiega Roberta - Sia nel team di Risorse Umane che, in particolare, in Alessandra Girardo, General Manager Italia, che ha fin da subito mostrato grande sensibilità nei confronti di questa iniziativa." 

    Il progetto Empowerment 

    In Tanzania molte bambine, a partire dai 9 o 10 anni, vengono mandate a lavorare come collaboratrici domestiche in famiglie diverse da quella d'origine, soprattutto nelle grandi città. Si tratta, nella pratica, di una nuova forma di schiavitù: queste ragazzine crescono facendosi carico dei lavori più pesanti della casa, senza giorni di riposo e spesso senza un salario. Alcune di loro non hanno un posto adeguato dove dormire e sono vittime di abusi. Una situazione drammatica, resa possibile da una situazione economico-culturale inasprita da una diffusa condizione di povertà.  

    Il progetto Empowerment si è dato come primo obiettivo quello di individuare quante più bambine e ragazze in questa condizione, per poi formarle sui diritti di base, negoziare con i loro datori di lavoro condizioni di vita migliori, metterle in contatto in modo da creare un network.  

     

    Mettersi alla prova di fronte a una nuova sfida 

    In questo contesto, Roberta è riuscita a mettere in gioco le sue skills professionali in un ambiente del tutto nuovo: "Ho scoperto che nelle missioni di volontariato non sono richieste solo professionalità come medici o ingegneri - racconta - c'è tanto bisogno anche di persone che coordinino le risorse e le varie fasi di progetto. Il mio background nel project management, in particolare sul metodo Agile, si è rivelato prezioso anche in Tanzania, pur di fronte a problemi del tutto nuovi per me: dal trovare un modo di lavorare senza corrente, alla contrattazione con i fornitori locali per l'organizzazione di un evento. Ho sbloccato un nuovo livello di problem solving!" 

    Tutto questo al servizio di Empowerment, che da ottobre 2023 è riuscito a raccogliere in un database 8000 profili di domestic workers: "Il concetto a noi così familiare di database rappresenta in contesti come questo il punto di partenza cruciale. Per le ragazze, essere censite significa essere per la prima volta visibili agli occhi di chi le può aiutare; per noi volontari, le informazioni raccolte in quel database hanno reso possibile un'analisi dettagliata del fenomeno, che ci ha restituito una base su cui lavorare - spiega Roberta - è emerso, ad esempio, che la loro età media è fra i 13 e i 14 anni e che hanno un livello di scolarità fra il basso e il nullo. Abbiamo poi individuato le rotte principali delle loro migrazioni, dai paesi di origine alle aree metropolitane". Dal censimento, il progetto è passato poi alle fase successive di contatto, negoziazione con le famiglie, formazione delle ragazze stesse per fornire loro nozioni di base sui loro diritti, ma anche per aumentare le loro competenze professionali nel ruolo di collaboratrici domestiche e agevolare l’accesso a microprestiti per continuare a formarsi. Una nuova dignità, insomma, per questa professione, siglata anche dal riconoscimento a livello nazionale del nuovo curriculum del lavoro domestico, avvenuta ad aprile 2024 anche grazie a questo progetto.  

    Il rientro alla quotidianità 

    Roberta è tornata in Italia con un bagaglio di esperienze e speranze: “Mi sono portata a casa tantissimo, sia a livello umano che professionale. Sono grata a Kirey Group per aver intuito fin dall’inizio l’importanza che avrebbe avuto per la mia crescita questa esperienza. A livello personale, è stato bello scoprire che, davvero, l’umanità è una sola: in Tanzania io e mio marito abbiamo trovato un’accoglienza straordinaria, nonostante lo scoglio linguistico, dato che la maggior parte della popolazione non parla inglese. Per me quest’anno di volontariato è stato un grande dono e spero, nel tempo, di poter coltivare la rete di contatti creata in questi mesi affinché possano nascere altre iniziative così importanti, rivolte alle fasce più deboli della popolazione” conclude Roberta.  

    Siamo felici di poter riaccogliere Roberta in Kirey Group dopo un’esperienza così significativa, che dimostra in quanti modi sia possibile continuare a crescere, e che ci ricorda quanto sia ancora lunga la strada verso una società equa, in cui il lavoro delle donne sia riconosciuto e retribuito, senza confini geografici.  

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