Secondo la World Health Organization, il 16% della popolazione mondiale, pari a 1,3 miliardi di persone, convive con una disabilità significativa, una percentuale peraltro destinata a crescere con il progressivo invecchiamento della popolazione. Anche in Italia, i dati ISTAT confermano una realtà simile: quasi 3 milioni di persone, ossia il 5% della popolazione, convive con disabilità gravi, cui si somma il 16,5% che è affetto da limitazioni di minor gravità.
Queste persone possono incontrare ostacoli più o meno significavi nell'accesso a prodotti e servizi, compresi quelli digitali che, nel frattempo, sono diventati sempre più centrali nella vita di ognuno condizionandone qualsiasi aspetto, dagli acquisti quotidiani alla fruizione di servizi pubblici e privati. Migliorare l’esperienza di vita di milioni di persone, quindi, dipende anche dal carattere inclusivo degli strumenti digitali, un’esigenza che ha portato (e che porta) al centro dell’attenzione il tema dell'accessibilità digitale.
Cosa si intende per accessibilità digitale e perché è una priorità aziendale
La digitalizzazione vuole semplificare la vita e il lavoro, intende migliorare i processi aziendali, rendere più soddisfatti i clienti e migliori le relazioni tra le persone. Ma se lo strumento con cui ciò si manifesta, come un’app, un sito web o un terminale/totem per i prelievi, non è accessibile a tutti, il digitale stesso perde buona parte del suo valore.
Le aziende che realizzano soluzioni digitali non possono considerare l'accessibilità come un dettaglio tecnico. In primis, perché è un tema fortemente regolato, con obblighi e sanzioni pendenti a livello nazionale e internazionale, e poi perché è una vera e propria priorità strategica. Creare esperienze digitali accessibili a tutti i potenziali utenti massimizza il pubblico potenziale, favorendo l’adozione delle soluzioni e, ovviamente, amplificando il business aziendale.
Inoltre, un prodotto accessibile dimostra responsabilità sociale e può dunque rafforzare la reputazione di un'azienda, sottolineando il suo impegno verso una società più equa e inclusiva. In altri termini, si tratta di un investimento da cui l’azienda ottiene solo benefici: si parte magari dalla compliance, considerando anche l’entrata in vigore in Italia dello European Accessibility Act (28 giugno 2025), ma lo stesso investimento ha un impatto sulla fidelizzazione, sulla competitività e anche sull’attrazione dei talenti, che sono sempre più interessati al purpose dell’azienda per cui lavorano.
Dalla Legge Stanca del 2004 all’Accessibility Act di oggi
L’accessibilità di un sistema informatico è al centro dell’attenzione del legislatore italiano e comunitario, intento a promuovere un approccio inclusivo alla realizzazione degli strumenti digitali.
Il primo intervento normativo italiano è stata la cosiddetta Legge Stanca del 2004, finalizzata a garantire “l'accessibilità dei siti internet della Pubblica Amministrazione”. La legge diede inoltre una prima chiara definizione di accessibilità digitale, ovvero della “capacità dei sistemi informatici […] di erogare servizi e fornire informazioni fruibili, senza discriminazioni, anche da parte di coloro che a causa di disabilità necessitano di tecnologie assistive o configurazioni particolari”. La legge divenne efficace l’anno successivo a seguito della definizione dei requisiti tecnici, che a loro volta vennero poi riformati nel 2013.
Gli interventi normativi sull’accessibilità digitale sono stati, nell’ultimo ventennio, molti e articolati. Nel settore pubblico, merita una menzione specifica la Direttiva UE 2016/2102 (recepita in Italia nel 2018) che riguarda siti e app degli enti pubblici e, a livello tecnico, si rifà agli standard internazionali WCAG, che rappresentano l’attuale primo riferimento per chi vuole garantire l’accessibilità dei sistemi e dei contenuti fondati su tecnologie web. A seguire, l’AgID ha emanato le proprie Linee Guida sull’Accessibilità degli strumenti informatici, che impongono agli enti pubblici alcuni importanti adempimenti, tra cui la pubblicazione della Dichiarazione di Accessibilità e degli Obiettivi di Accessibilità, entrambi su base annuale.
Nel settore privato, un momento chiave è stato il Decreto 76/2020, che ha esteso alle imprese private con ricavi superiori a 500 milioni di euro in tre anni le norme sull’accessibilità già in vigore nel settore pubblico. Un ulteriore passaggio fondamentale è lo European Accessibility Act (Direttiva 2019/882), che mira ad armonizzare le normative e gli obblighi di accessibilità all'interno dell'Unione Europea. La normativa, che in quanto Direttiva va recepita dalla legge nazionale e diventerà effettiva a partire dal 28 giugno 2025, si applica a una vasta gamma di dispositivi, tra cui terminali di pagamento, sportelli automatici, sistemi hardware e sistemi operativi, siti web e applicazioni mobili. Essa stabilisce i requisiti specifici che le aziende dovranno soddisfare per garantire che i loro prodotti e servizi siano accessibili a tutti gli utenti, promuovendo così un ambiente digitale inclusivo.
Siti web e applicazioni accessibili: un percorso a 5 step
Rendere accessibile un sito web, un’applicazione mobile o, più in generale, un sistema software richiede un approccio metodico. Come si è visto, fortunatamente chi lo realizza non è solo; esistono infatti standard e linee guida (anche vincolanti, come quelle di AgID) in grado di indirizzare qualsiasi progetto e le figure coinvolte, dagli architetti agli sviluppatori, nella direzione corretta. Al solito, però, attenzione alla cultura aziendale: è essenziale che vada nella direzione giusta.
Ipotizziamo allora un percorso semplice ma efficace per realizzare un prodotto software che integri e soddisfi pienamente sfidanti requisiti di accessibilità.
Comprendere le esigenze degli utenti
Nella realizzazione di un prodotto digitale, è fondamentale tenere conto delle esigenze di tutti gli utenti, a maggior ragione di quelli con disabilità. Per farlo, si possono organizzare interviste e focus group, coinvolgendo direttamente gli utenti potenziali, così da creare profili utente dettagliati o user personas specifiche. Questo permette al team di progettazione di avere una visione chiara delle esperienze e delle necessità di tutti gli utenti, facendo in modo che il risultato finale soddisfi (anche) specifici requisiti di accessibilità.
Adottare le linee guida di accessibilità
Che sia in virtù di un obbligo o di una scelta precisa, adottare linee guida come le WCAG (Linee guida per l'accessibilità dei contenuti web) è un passo fondamentale per garantire l'inclusività nel design e nello sviluppo dell’applicazione. WCAG offre un quadro chiaro e sistematico, che aiuta a creare esperienze digitali inclusive ispirandosi ai quattro principi dell’accessibilità, ovvero percepibilità, utilizzabilità, comprensibilità e robustezza, che devono essere integrati in ogni fase del progetto.
Focus sulla user experience
Un approccio user-centric è fondamentale per lo sviluppo di soluzioni software accessibili. Anche in questo caso, esistono accorgimenti necessari per gestire al meglio ogni forma di disabilità (contrasto, tipografia, suoni, colori, posizionamento degli elementi, dimensioni…), riportati anche nelle linee guida. La navigazione, inoltre, deve essere sempre intuitiva e coerente, con una chiara gerarchia delle informazioni.
Testare l'accessibilità
Un elemento chiave per la realizzazione di applicativi accessibili è il testing. A tal fine, è possibile procedere con un livello molto elevato di automazione, ma l’ipotesi migliore resta quella di coinvolgere (anche) utenti reali per ottenere feedback diretti e identificare eventuali problemi non previsti. È importante, inoltre, creare un ambiente di test che simuli situazioni reali in cui gli utenti potrebbero trovarsi.
Aggiornamento continuo
Visto che ogni decisione progettuale deve considerare le esigenze degli utenti a cui si rivolge, è fondamentale che i membri del team siano sempre aggiornati sull’evoluzione delle linee guida e sui diversi strumenti per l'accessibilità. Investire nella formazione non solo migliora le competenze tecniche, ma sensibilizza anche i membri del team sull'importanza di creare prodotti e servizi sempre più inclusivi.